Uno dei metodi suggeriti ai genitori per accorgersi se il "figlio” fuma è quello di fingersi degli sprovveduti in materia e di chiedergli: * cos’è lo spinello; * di cosa è composto; * come si approvvigiona l’”erba”; * come si fuma l’olio di erba; * se si fuma da soli o in gruppo; * che sensazioni si provano. Spesso il giovane farà vedere che conosce tali cose ma minimizza, sta in difesa, e se non parlerà proprio delle sensazioni, che rileverebbero un’esperienza diretta, dirà che il fumo non fa male, che unisce la compagnia, che vi sono anche degli uomini politici che fumano, che si può smettere quando si vuole… I genitori possono constatare nel giovane una riduzione della risposta del sistema immunitario ed inoltre egli appare svagato, aggressivo e suscettibile, con ridotte capacità mnemoniche e psicomotorie e quindi con una generica perdita di energie. Il rendimento scolastico subisce una caduta insieme a tutti gli altri rendimenti compresa la prontezza dei riflessi e ciò rende più pericolosa la guida dell’auto o della moto. Il passaggio all’ecstasy dipende da certi stili di vita del giovane i quali per esempio vedono nella discoteca un luogo significativo (se ne consuma il 93 %) e quindi ricorrono a tale stupefacente; perché produce un abbassamento della soglia della stanchezza, una maggiore vigoria, un dissolvimento delle paure e delle inibizioni, una sensazione di empatia, accompagnata da modificazioni dell’umore; e dell’aumento della fiducia in se stessi e quindi con un superamento dei confini fra se stessi ed il mondo esterno, con sensazioni di forza e di brillantezza. L’ecstasy incomincia a produrre i suoi effetti dopo una mezz’ora e per circa sei ore il suo assuntore vive in un mondo rotondo e virtuale. Nel migliore dei casi per alcuni giorni rimarrà depresso, stanco, sfiduciato, pieno di ansie e di timori. I genitori debbono tener presente cha anche altre occasioni di ricorso all’ecstasy sono certe feste private, concerti e partite di calcio. L’eroina è un derivato dieci volte più efficace della morfina di base, che a sua volta è dieci volte più efficace dell’oppio da cui deriva. |
IL TOSSICODIPENDENTE Una persona tossicodipendente è quella dedita all’uso prolungato della droga. I dati obiettivi, esternamente percepibili, in base ai quali un tale soggetto può essere riconosciuto, consistono essenzialmente: 1) nella presenza di segni di agopuntura – accompagnati eventualmente e da cicatrici, microascessi o tromboflebiti (che consistono nell’occlusione di una vena e nella infiammazione del punto) – in corrispondenza, abitualmente, delle vene e della faccia interna degli arti superiori; 2) nelle pessime condizioni della dentatura, con mancanza o carie diffusa dei denti (conseguente al tipo di alimentazione cui ricorre il tossicodipendente); 3) nello stato scadente delle condizioni generali, con evidenti segni di deperimento organico o di cachessia; 4) nel manifestarsi di turbe mentali o di condizioni nevrotiche, spesso preesistenti ma evidenziate dall’uso della droga, o di stati di decadimento o deterioramento psichico. Naturalmente, l’esame obiettivo, condotto dall’eventuale sanitario cui la polizia giudiziaria ricorra, evidenzierà altri elementi di natura fisica, come l’ingrossamento del fegato e della milza; la perforazione del setto nasale per fiuto di cocaina, la cd. miosi (ossia il restringimento della pupilla); così come gli esami di laboratorio, eventualmente svolti, sul sangue e sulle urine del soggetto, daranno sicura conferma della diagnosi di tossicodipendenza. Quale criterio obbiettivo di riconoscibilità del tossicodipendente vanno anche indicate le manifestazioni psico-fisiche della cd. sindrome da astinenza, conseguente alla sospensione dell’uso della droga: orripilazione (tendenza dei peli a drizzarsi), vomito, tremori, forte sudorazione, lacrimazione, dolori addominali, contrazioni muscolari, tachicardia, diarrea, insonnia. È da ultimo opportuno conoscere la sintomatologia più visibile che consegue alla assunzione di una quantità eccessiva di sostanza stupefacente, ossia alla cd. «overdose» di droga; per lo meno nelle sue manifestazioni più rilevanti ed in relazione alle sostanze più diffuse, come oppiacei, canapa indiana e suoi derivati (hashish, marijuana), LSD ed anfetamine. Le caratterizzazioni esteriori più significative della «overdose» sono: a) quanto agli oppiacei (eroina, cocaina, morfina): agitazione, sonnolenza e coma profondo; depressione respiratoria fino all’apnea; collasso circolatorio; la già indicata miosi; b) quanto alla canapa indiana ed i suoi derivati: esaltazione, euforia, stati sognanti, panico, allucinazioni, tachicardia, nausea, vomito, diarrea, depressione respiratoria; c) quanto all’LSD: tremore, febbre, la già citata orripilazione, nausea, vomito, diarrea, mancanza di coordinazione, allucinazioni visive ed uditive; d) quanto, infine, alle anfetamine: agitazione, tremori, delirio, allucinazioni, febbre alta, convulsioni, tachicardia, collasso, insufficienza respiratoria. Il terzo ed ultimo aspetto medico-legale su cui occorre soffermarsi è relativo all’individuazione ed al riconoscimento, da parte della polizia giudiziaria, del decesso da «overdose»; ed ai relativi interventi da attuare.In tal caso la polizia giudiziaria trarrà, ancora una volta, dagli elementi circostanziali emergenti dall’attività di sopralluogo, il criterio di valutazione del fatto. In questo senso, i dati più indicativi di una morte da «overdose» che si possano apprezzare, sono offerti proprio dall’osservazione del corpo del deceduto e dello «scenario», ossia del «quadro ambientale» circostante. E, quindi, sostengono ed avallano l’ipotesi della morte da «overdose»: 1) la giovane età della vittima (elemento che costantemente è dato rilevare); 2) la presenza della siringa, servita per l’iniezione della sostanza, in prossimità del corpo o, talvolta, ancora inserita nello stesso; 3) la presenza, specialmente sulla faccia interna degli avambracci, di segni di agopuntura, che univocamente depongono per la qualità di tossicodipendente del soggetto; 4) il reperimento del cadavere in luogo appartato, d’ordinario frequentato da tossicodipendenti; 5) la presenza di sostanza stupefacente nei pressi del corpo o indosso al soggetto; 6) le condizioni generali fortemente scadenti del deceduto, e, in particolare, una dentizione molto danneggiata. |